La forza di ricostruire

Lutti, crisi, eventi traumatici, malattie improvvise, crisi economiche: sono tutti eventi che possono avere un forte impatto su di noi. Spezzarci, mandarci in mille pezzi.

Come si fa a risollevarsi? Da dove si parte per ricostruire?

Forse proprio questa recente, ed ancora attuale, situazione mondiale ci può aiutare a riflettere sulla potenza degli eventi improvvisi, imprevisti, che ci troviamo ad affrontare. Forse se ce ne avessero parlato non ci avremmo creduto. Forse proprio nei momenti di difficoltà di troviamo a metterci in gioco e a tirare fuori delle risorse che non credevamo di avere.

Spesso tendiamo a sottolineare la nostra capacità di adattamento. E sono proprio le situazioni difficili a farla emergere. Ci sono eventi della vita a cui non ci si può preparare, che hanno impatti emotivi cosi forti che nulla potrebbe attenuare il dolore, lo sconcerto, la tristezza. Ciò che è certo è che non si può scappare: il dolore va affrontato, guardato in faccia.

La forza per risalire, per ricostruire, sta’ nel porre l’accento su ciò che c’é: su di noi, su chi siamo, sulle nostre risorse, sulle persone intorno cui possiamo poggiarci e chiedere sostegno. Su ciò che abbiamo e su ciò che abbiamo costruito.

Cosa può insegnarci questo dolore? Cosa posso imparare da esso?

Coppia e tradimento: la rottura del patto implicito. Cosa fare per affrontarlo

La scoperta di un tradimento, nella coppia, rimette in discussione gli equilibri e le certezze. Chi scopre il tradimento perde la fiducia, prova un senso di angoscia e la rottura di una credenza (“non me lo sarei mai aspettato”). Tutto ciò porta a mettere in discussione ogni cosa: ciò che è, ciò che è stato e ciò che sarà. Nulla è più sicuro.

Vediamo cosa è possibile fare, in questa situazione, per cercare di affrontare la situazione ed evitare che peggiori:

  • Spesso il partner tradito vuole sapere, vuole i dettagli, sperando cosi di riuscire a trovare una spiegazione logica. non può esistere nessuna spiegazione razionale che possa guarire la ferita emotiva;
  • è importante esternare le proprie emozioni. Si può provare a tenere un diario, a scrivere ciò che si prova, a far emergere il dolore e la rabbia;
  • parlare di ciò che non andava. Cosa ha portato all’infedeltà? Delusioni, ferite passate, cose non dette. Chi ha tradito dovrebbe prendersi la responsabilità di esporre le proprie motivazioni condividendole con il partner;
  • non c’è vittima e non c’è carnefice: si dovrà acquisire un nuovo punto di vista, essere disposti a creare qualcosa di nuovo (più che a tornare a ciò che era) assumendosi ognuno le proprie responsabilità. Il lavoro di coppia è un lavoro di costanza e impegno;
  • ritrovare quei momenti di intimità e benessere che erano stati persi, a patto che non diventino occasione per sfogare le colpe del tradimento;
  • non prendere decisioni affrettate. Prendersi del tempo per riflettere a mente lucida sul da farsi;
  • definire le nuove regole. Fissare nuove regole e punti fermi rispetto ai bisogni reciproci, specificando cosa ci si aspetta dall’altro in modo concreto;
  • chiedere aiuto. Se non si riesce da soli è possibile e consigliabile rivolgersi ad un professionista del settore che potrà aiutare la coppia ad affrontare al meglio il momento di crisi.

Il segreto dell’educare

La parola educare deriva da latino educere, cioè trarre fuori, tirar fuori ciò che sta dentro. Già questo ci dice molto sul suo significato. Spesso l’educazione viene confusa con l’insegnamento.

Io ti insegno ciò che tu non sai: regole, ciò che é giusto e ciò che é sbagliato, come ci si comporta, ma anche tutto ciò che io conosco e tu no. Ti trasmetto il mio sapere, la mia conoscenza. Mettere dentro.

Ma educare é un’altra cosa. É far emergere dalla persona ciò che ha dentro, permetterle di esprimere il suo potenziale. Tirare fuori.

Spesso gli adulti hanno aspettative nei confronti dei bambini. “Ora gli propongo questa cosa, sarà felicissimo/a”. Poi, invece, si scopre che il bambino non é interessato, o che più semplicemente ha i suoi tempi di scoperta e conoscenza. Quante volte ci si ritrova a pretendere che i bambini e i ragazzi seguano i nostri ritmi, i nostri tempi… Ma questo ha a che fare con le nostre aspettative, con noi stessi… non con loro.

Proviamo a dar loro tempo e spazio per emergere.

Permettiamogli di essere ciò che sono.

Questo é il dono dell’educare.

Cosa succede quando i genitori si separano

Numerosi studi hanno rilevato come non sia tanto la separazione in sé a nuocere ai figli, quanto l’elevata conflittualità tra i coniugi, soprattutto se prolungata nel tempo.

Cosa succede quando i genitori si separano?

Sicuramente ci si ritrova a fare i conti con situazioni nuove e con nuovi equilibri da ricreare. La famiglia ha bisogno di trovare un nuovo assetto, una nuova organizzazione ed anche una nuova gestione delle routine e del tempo.

Genitori che riescono a garantire una continuità dal punto di vista affettivo ed educativo, e che riescono ad accordarsi sulle scelte più opportune per i figli, consentono loro di mantenere nella loro mente l’immagine rassicurante e di guida dei genitori; un’immagine indispensabile per la loro crescita e per il cambiamento che si trovano ad affrontare.

Nella separazione risulta importante:

– comunicare, insieme, ai figli ciò che sta accadendo

– rispondere alle loro domande in modo onesto e chiaro

– chiarire che loro non sono responsabili della separazione

– riconoscere il loro desiderio che mamma e papà ritornino insieme, ma sottolineare che non sarà possibile.

La comunicazione efficace nella coppia

Da cosa inizia una comunicazione efficace tra partner? Sicuramente l’ingrediente base é l’ascolto. Ascoltare l’altro, ascoltare le sue motivazioni per comprendere. Spesso ascoltiamo per replicare, più concentrati su noi stessi e sulle nostre repliche.

Come possiamo comunicare efficacemente?

1. Domandare. Fare domande aiuta a capire, apre al dialogo e al confronto. “Secondo te dove ho sbagliato?” “Mi spieghi il tuo punto di vista?”

2. Evocare emozioni. Spesso rimaniamo sul razionale, sulle spiegazioni. Proviamo ad evocare nell’altro emozioni e sensazioni e a trasmettere come ci sentiamo. “Questa cosa che hai detto mi fa sentire così, é per me come una coltellata nel cuore”. L’altra persona si sintonizzerá con il nostro modo di sentire,più che con i torti e le ragioni.

3.chiedere conferma. “Mi stai dicendo che…é così?”. Non diamo adito ad interpretazioni, chiediamo conferma

4. Agire. Trasformare l’accordo e le idee condivise in azioni da compiere. “Secondo te io dovrei fare…e tu dovresti fare…?”

Avere successo vivendo secondo i propri valori

Oggi vi presento una piccola storia, presa in prestito da Russ Harris, per spiegare la differenza tra valori ed obiettivi.

” Immagina che ci siano due bambini nei sedili posteriori di un auto e la loro mamma li stia portando  a Disneyland. C’è un viaggio di tre ore per arrivare là e uno dei due bambini dice, ogni cinque minuti,  “non siamo ancora arrivati?” .La mamma comincia ad infastidirsi, il bambino è irritato e si rompono le scatole a vicenda: c’è uno stato di tensione. L’altro bambino guarda fuori dal finestrino, salutando le altre macchine, notando con grande interesse tutte le città, le fattorie e le fabbriche che incontrano nel tragitto. Entrambi i bambini raggiungeranno Disneyland nello stesso momento ed entrambi si divertiranno molto. Ma solo uno dei due avrà avuto un viaggio gratificante. Perché? Perché non si è focalizzato solo sull’obiettivo, ma ha anche seguito i valori dell’apprezzare, viaggiare, apprendere dal mondo che vedeva fuori dalla sua auto”

Diamo molta importanza all’obiettivo da raggiungere, ma il viaggio com’è? Come arriviamo a quell’obiettivo?

Il successo non è solo raggiungere i propri obiettivi, ma vivere secondo i propri valori. In questo modo possiamo avere successo già ora, anche se i nostri obiettivi possono essere ancora lontani.

Che tipo di persona voglio essere? I valori ci indicano la direzione

Spesso si confondono valori ed obiettivi. Oggi vi propongo una metafora su questo tema, presa in prestito da Russ Harris

“I valori sono come una bussola che ci indica la direzione e ci permette di mantenerla mentre siamo in viaggio. I nostri valori fanno lo stesso lungo il viaggio della vita. Li usiamo per scegliere la direzione in cui vogliamo muoverci e poi mantenerla mentre avanziamo. Cosi quando agiamo nella direzione di un valore è come andare verso ovest. Non importa quanto ci si muova verso ovest, non lo si raggiungerà mai, per quanto si viaggi c’è sempre un ovest più lontano verso cui andare. Gli obiettivi, invece, sono come le cose che si cerca di raggiungere nel viaggio. Sono come i luoghi che si vogliono vedere o le montagne che si desidera oltrepassare mentre ci si mantiene in viaggio verso ovest”

Facciamo un esempio: desiderare di essere amorevoli e premurosi è un valore, è ciò che vogliamo essere ed è la bussola che ci indica la direzione rispetto alle nostre scelte e ai nostri valori. Sposarsi, invece, è un obiettivo, qualcosa che si può raggiungere, che poi si “depenna” dalla lista.

Ciò che ci dovrebbe guidare sono proprio i valori. Che direzione stiamo prendendo? Che tipo di persona voglio essere? Che tipo di relazioni voglio avere con gli altri? Quali abilità e competenze voglio coltivare? Dovremmo rispondere a queste domande per capire qual è la direzione da seguire…

Comunicazione efficace in coppia: l’ascolto

Siamo spesso concentrati su ciò che diciamo e su come rispondere a ciò che l’altro dice Questo, spesso, rischia di farci perdere di vista proprio ciò che l’altro sta dicendo. La base di una buona comunicazione è proprio l’ascolto.

Avete mai provato ad ascoltare l’altro, concentrando tutta la vostra attenzione in questo? Osservando i gesti, la mimica facciale, il tono della voce, le parole scelte per comunicare, le pause… Una comunicazione comprende tutti questi dettagli, che spesso passano inosservati. Parliamo con le persone e siamo concentrati su cosa rispondere o cosa domandare, non lasciando all’altro neanche il tempo per esprimersi, il tempo per le pause, per il pensare… Non diamo neanche a noi stessi il tempo di elaborare un pensiero per poi esprimerlo.

Ascoltare l’altro significa immergersi in ciò che sta dicendo, fare silenzio noi stessi e gustarci il tempo della comunicazione.

Senza fretta, senza l’istinto ad intervenire a tutti i costi, senza dover trovare soluzioni o dire la frase “giusta”. Ascoltare fa sentire l’altro compreso, accolto, accettato, partecipe.

Provare per credere.

Coppia: tre modalità comunicative disfunzionali

Cosa, nella coppia, interferisce con una buona comunicazione? Ci sono delle modalità che rendono la comunicazione disfunzionale. Vediamole nel dettaglio:

  • la tendenza a precisare, recriminare e criticare alcune azioni o atteggiamenti del partner. Spesso sono dinamiche messe in atto in modo inconsapevole, ma hanno un forte impatto comunicativo. Nascono dal desiderio di consigliare e aiutare l’altro, ma non si rivelano tali. La tendenza a precisare ogni cosa venga detta o fatta dall’altro, ad esempio, potrebbe far sentire il partner costantemente sotto inchiesta, spingendolo a reagire con rabbia o con un atteggiamento di difesa;
  • proporre la propria visione come assolutamente corretta e sentenziare sui comportamenti dell’altro ritenuti sbagliati. Si può avere la tendenza, di fronte ad un errore del partner, di ribattere con frasi come “Te lo avevo detto/lo sapevo”. Queste frasi spingono l’altro ad irrigidirsi, non sentendosi compreso, e ad allontanarsi dal partner perché doppiamente frustrato;
  • sostituirsi all’altro. Spesso, spinti da un’estrema attenzione nei confronti del partner e dalla voglia di aiutarlo, si finisce con lo squalificare l’altro. La classica frase “lascia faccio io”, a lungo andare, può rappresentare una squalifica per l’altro rispetto alle proprie capacità e creare le basi per dinamiche di dipendenza. Un aiuto non richiesto non solo non aiuta, ma rischia di danneggiare.

Completarsi da soli per poter essere felici

Spesso si ha la sensazione che ci manchi qualcosa… se avessi una persona accanto, se avessi più soldi, se raggiungessi quell’obiettivo…

In realtà stiamo cercando nella direzione sbagliata: dobbiamo imparare a guardare noi stessi, e non fuori da noi. Nessuna persona e nessun oggetto potrà completarci.

Cosa ci manca davvero? Come mai pensiamo di aver bisogno di qualcosa per essere felici? Il primo passo è conoscersi, amarsi, accettarsi, completarsi da soli. Solo cosi sarà possibile incontrare l’altro e far si che questo incontro rappresenti un qualcosa in più, e non un colmare qualcosa che non c’è. Non diamo all’altro (partner, amico o chiunque altro) il compito di completarci e di colmare i nostri vuoti.

L’altro deve essere un qualcosa in più, qualcuno che scegliamo perché è come è, e non perché ci serve.