Un anno sta finendo…tiriamo le somme

31 dicembre…un anno sta finendo. Come vivete la fine? La conclusione di qualcosa? Che sentimenti la accompagnano? Nostalgia, tristezza, curiosità per i nuovi inizi, preoccupazione… Non è mai semplice la conclusione. Che sia una serie tv, un libro, una saga, o anche un anno… La fine di qualcosa porta con se l’inizio di qualcos’ altro. Tiriamo le somme, poi mettiamo un punto e voltiamo pagina; é inevitabile, non possiamo opporci a tutto ciò. Cio che possiamo scegliere, pero, é lo spirito con cui vogliamo affrontare tutto questo. Mettere il punto a volte é inevitabile, sano oserei dire. Che questa fine possa essere per tutti voi spunto di riflessione e una spinta a raggiungere i vostri obiettivi nell’anno che verrà!

La capacità di ricostruire

Si ha spesso la sensazione che dietro alle scelte ci sia qualcosa di irrimediabile, che non ci sia la possibilità di poter poi tornare indietro, qualora si dovesse commettere uno sbaglio. Quest’idea é alla base della paura che ci blocca nel prendere le decisioni. E se poi me ne pento? E se sbaglio? E se non posso tornare indietro? L’arte giapponese del kintsukuroi prevede la ricostruzione di un vaso rotto attraverso colature di oro: questo rende il vaso ricostruito più prezioso dell’originale. Se ci sentiamo spinti verso una decisione, verso un cambiamento, é perché la situazione che stiamo vivendo non ci appaga del tutto e vorremmo cambiarla. Questo deve essere il punto di partenza: la paura ci può essere ed é normale che ci sia. Non sappiamo cosa ci porterà quella decisione, non abbiamo la certezza del risultato. Ma abbiamo la sensazione che qualcosa dobbiamo fare. E da qui occorre partire. Nulla é irrimediabile nella vita. Possiamo sempre fare qualcosa per cambiare o modificare le situazioni. E allora, anche se la nostra scelta dovesse rilevarsi sbagliata, sappiamo di poter fare poi qualcosa per rimediare. Immaginate il pongo dei bambini: creo una forma, poi se quella non mi soddisfa, non mi piace più, posso cambiarla, dare al pongo una forma nuova, diversa, magari anche migliore di quella che avevo immaginato all’inizio. La parola d’ordine é coraggio! Abbiate fiducia nelle vostre scelte e nelle vostre possibilità, anche e soprattutto di fronte all’errore.

L’illusione di non avere tempo

Sento sempre più persone dire “non ho tempo”. Andare di corsa. Incastrare impegni, cose da fare… Ma l’uso che facciamo del NOSTRO tempo lo decidiamo noi. Siamo noi a gestirlo, riempirlo, organizzarlo. E forse, a volte, la volontà é proprio di riempirlo questo tempo, perché il vuoto spaventa. Se avessi del tempo per te, cosa faresti? Quando faccio questa domanda ai pazienti la maggior parte delle volte rimangono spiazzati, anche se fino a qualche minuto prima stavano dicendo che l’unica cosa che vorrebbero é avere del tempo per… ma é veramente cosi? Le feste si avvicinano, i ritmi rallentano… Vi invito, allora, a sperimentare questo tempo. Godetevi i momenti, gli attimi, le situazioni. Non si deve solo correre. ci si può anche fermare, se lo si vuole...

La volontà di mettersi in gioco

La volontà di mettersi in gioco

Chi di noi non vorrebbe una bacchetta magica per far avverare i propri desideri? Mi dispiace dirvi, però, che la bacchetta magica non esiste. Eh già, se vogliamo raggiungere risultati, far avverare desideri, dobbiamo rimboccarci le maniche e metterci in gioco. Nulla avviene per caso: perdere peso, trovare lavoro, fare amicizia… Ogni cosa presuppone un gesto da parte nostra, un essere attivi, un costruire. Spesso, nei percorsi di mindful eating, avverto le persone dicendo loro che non esiste la bacchetta magica. Non é solo frequentando il percorso che si perderà peso, che si imparerà un nuovo modo di mangiare, che si arriverà ad avere la consapevolezza su di noi e sulle nostre scelte alimentari. Ogni cosa presuppone uno sforzo. La persona deve essere parte attiva di questo percorso, perché solo mettendosi in discussione potrà cambiare le vecchie abitudini alimentari,sperimentarne di nuove e far sì che queste entrino a far parte della quotidianità, del modo naturale di mangiare e di fare le scelte alimentari più giuste per se. I miracoli purtroppo non esistono. Spetta a noi stessi, se abbiamo un obiettivo in mente, capire come fare per raggiungerlo. Nessuno puo farlo al posto nostro. Tutto dipende da quanto quell’obiettivo é importante per noi stessi, e quanto siamo disposti a metterci in discussione per affrontare la sfida. Ricordiamo che ogni sfida porta con se un carico di aspettative e la paura del fallimento, e spesso é proprio questo a bloccarci. Non faccio, così non rimango deluso. Ma ecco che l’obiettivo si allontana sempre di più, si ingigantisce e noi diventiamo sempre più piccoli rispetto a lui. Se decido, invece, di imboccare la strada giusta, con le mie gambe, con le mie energie, l’obiettivo si avvicinerà, e al tempo stesso mi sentirò più forte per aver intrapreso il viaggio stesso.

Tu, cosa desideri?

Imparare ad accettare: non piangersi addosso e affrontare le sfide

Accettazione. Spesso questo termine viene confuso con rassegnazione, ma sono due cose diverse. Se io accetto una situazione,una sensazione,un qualcosa, semplicemente ammetto che questa c’é, che esiste. Accettare mi permette di focalizzarmi sul passaggio successivo: cosa posso fare io rispetto a questa cosa? Rassegnarsi, invece, significa avere la sensazione di non poter fare nulla. Ma questo non ê vero, mai! Abbiamo sempre una possibilità di scelta, in qualsiasi situazione. Anche di fronte ad una malattia, ad esempio. Possiamo affrontarla giorno per giorno, combattendo, vivendo, o possiamo piangerci addosso, chiedendoci perché sia capitato proprio a noi! Vedete come queste due reazioni portino a conseguenze molto diverse. Il fatto di base é lo stesso, ma ciò che cambia nelle situazioni é il modo in cui le viviamo. Proviamo a non piangerci addosso, questa é una modalità che ci blocca. Accettare una situazione e chiederci cosa noi possiamo fare per affrontarla, invece , é tutta un’altra questione. Pensiamo di farcela, di poterci rimboccare le maniche e affrontare le situazioni?

Il più bel regalo di Natale da fare a se stessi: una piccola idea

É iniziato il conto alla rovescia per Natale. Addobbi,luci,regali. Per qualcuno tutto questo rappresenta qualcosa di piacevole,per altri uno stress! Ma tra tutti i regali di Natale da fare, avete pensato a qualcosa anche per voi? Forse vi stupirà questa domanda. Un regalo per me? Perché? Perche ci amiamo, ci vogliamo bene, vogliamo vederci felici! Non é proprio questo che ci spinge a fare un regalo agli altri? E perché non proprio a noi?

Vi propongo un’idea, uno spunto. Prendete carta e penna, ed ogni mattina, da qui a Natale, preparate una lista:

Oggi sono grato/a per…

Gia,proprio così. Dovrete fare un elenco di tutto ciò per cui siete grati: ho una casa, ho un lavoro, sono in salute, ho un marito/moglie,ecc. Potete inserire nell’elenco tutto ciò che volete, tutto ciò per cui sentite di essere grati! Cose che spesso diamo per scontate, dimentichiamo, dando risalto a ciò che manca, ciò che ancora non abbiamo…

Come si fa a svegliarsi con il sorriso, come nella vignetta? Compilate la lista, e vedrete come il sorriso comparirà presto sul vostro viso, inaspettatamente… sono sicura che di cose per cui essere grati ne avete, eccome!

Dott.ssa Valentina Melilli

“Sono a dieta”.Quando comunicare o meno agli altri le nostre decisioni

Abbiamo la tendenza a condividere con le persone intorno a noi i nostri pensieri e le nostre decisioni. Ma é veramente la cosa migliore per noi?

Spesso la volontà vacilla nelle decisioni. Immaginiamo di voler intraprendere una dieta. Ne parlo con l’amica, la sorella, il marito. Condivido una cosa importante, ci credo, penso che mi sosterranno e motiveranno. Questo, però, crea della aspettative. Incontro l’amica qualche giorno dopo e mi chiede: come prosegue la dieta? É bello, si interessa a me, ma io già l’ho abbandonata la dieta. E allora lei cercherà di capire il motivo, chiederà come mai, e questo potrebbe far aumentare la mia frustrazione e il mio senso di colpa. Quando prendiamo una decisione e la condividiamo, inevitabilmente ci aspettiamo qualcosa dall’altro:un feedback, sostegno, una parola. Ma se sono sicuro della mia decisione, ed é una decisione che riguarda me e non gli altri (come ad esempio la dieta) vado dritta per la mia strada. Chi c’é al mio fianco? Me stessa! L’intervento dell’altro, seppur in buona fede, può minare la mia decisione, condizionarla. Soprattutto se sento di poter vacillare. Sono sicuro della mia decisione? Ben venga, posso comunicarla anche a cose fatte. Dopo una settimana di dieta potrò dire all’amica: sai,ho perso due chili,sto seguendo una dieta! Con i risultati alla mano la mia volontà e motivazione non vacillerá e sarò meno condizionata dal giudizio altrui

Imparare un nuovo modo di mangiare

Che cos’è la mindful eating? Significa mangiare consapevolmente. Perche, normalmente non lo facciamo? Purtroppo la risposta é no! Mangiamo perché é il momento ( sono le 13 e DEVO pranzare), per riempirci, per rispondere all’emozione del momento (sono nervosa e devo masticare qualcosa). Cio che,in realtà, dovrebbe spingerci a nutrirci sono le necessità del nostro corpo. Scelgo il cibo giusto per me in quel momento. D’istinto penserete che ragionando così sceglieremmo cibi grassi, ma non é così. Se sono connesso con il mio corpo, lo ascolto e assecondo i suoi bisogni, sarò in grado di scegliere proprio il cibo giusto. Puo essere un frutto, un cioccolatino, un piatto di pasta, alcune mandorle…non é importante cosa scelgo, ma come mai scelgo proprio quell’alimento. Questa scelta la posso fare se sono connessa al momento presente, a ciò che sto facendo, a quello che sto vivendo. Non presa da ciò che é appena successo o da ciò che succederà, ma connessa a quello che sto facendo in questo momento... Facendo così i sensi di colpa legati al cibo diventeranno un ricordo lontano, mi sentirò sereno e appagato al tempo stesso.

Per maggiori informazioni sul percorso di mindful eating contattami

Dottoressa Valentina Melilli

340 4973544

Imparate a riconoscere il vostro valore

Questa storia é semplice, ma molto bella. Arriva dritta al cuore. Spesso deleghiamo all’altro il compito di darci un valore. Chiediamo agli altri di definirci, chiediamo conferme su di noi, come se non ci fidassimo di noi stessi. Ma così facendo creiamo un disequilibrio di ruoli e responsabilità. Nessuno puo sostituirsi a noi stessi, nel bene e nel male. Non é giusto dare all’altro un compito così importante, quello di dire quanto valiamo. Dobbiamo essere noi stessi a darci valore. Immagino che vi capiterà spesso, come capita anche a me, di arrabbiarvi con qualcuno pensando: come ha potuto chiedermi quella cosa, come ha potuto comportarsi così, ecc! Ma di chi é la “responsabilità”? Non tutta dell’altro. Sono io a decidere come voglio essere trattata, cosa merito e cosa no. E a mettere, quindi, dei limiti tra me e l’altro. Ma questo riesco a farlo se riconosco la mia persona, il mio valore. Rispetto me stesso e voglio essere rispettata dall’altro.

Quanto pensate di valere?

Ciò che ci imprigiona veramente sono le nostre paure e l’attesa che qualcuno si faccia avanti per salvarci…

Mi piace molto questo breve estratto. Fa riflettere su quanto, il più delle volte, ciò che ci blocca veramente non sono le situazioni, gli altri, o impedimenti esterni. Siamo noi stessi a restare bloccati. Imprigionati nelle nostre paure. In attesa di qualcuno che ci venga a salvare, come avviene nelle favole. La principessa aspetta il principe salvatore. Ma non può salvarsi da sola? In questo brano la principessa é coraggiosa, ha paura, non lo nega, ma stanca di aspettare decide di agire, di reagire, di non subire inerme una situazione. Ma il drago, da che sembrava il grande nemico, si fa da parte. Queste sono le nostre paure:il drago. Paure che ci impediscono di fare, di osare, di vivere, di affrontare. Ma nel momento in cui ci facciamo coraggio e decidiamo di affrontarle, queste quasi magicamente perdono la loro potenza. Ci sentiamo forti, invincibili, certi di potercela fare. E a quel punto le paure perdono la loro forza. Semplicemente così. Ma come é possibile tutto questo? Da chi o da cosa dipende? Da noi stessi. Siamo noi a “doverci” salvare… se lo vogliamo, naturalmente.

Dott.ssa Valentina Melilli

340 4973544