L’amore arriva, a volte senza che ce lo aspettiamo, improvvisamente. Non avvisa. Non ci permette di “preparatci”. Arriva e basta. Poi,a volte, sembra andar via improvvisamente. Ma é veramente cosi? Come può di punto in bianco sparire, lasciandoci un vuoto dentro? Ci restano i ricordi, ciò che é stato, ciò che ci aspettavamo… Ma come é possibile? Spesso le coppie che arrivano in terapia lo fanno come ultima spiaggia. Le abbiamo provate tutte,proviamo anche questa e poi basta. Si aspettano, magari, che una terza persona possa riuscire a capire ciò che a loro sfugge, aiutarli a recuperare quel rapporto che c’era, o a volte quel rapporto che volevano e vorrebbero, ma che poi si scopre che non c’é mai stato. Ma sono pronte a mettersi in gioco veramente? A mettersi in discussione, ad agire un qualcosa di diverso?
Come fa l’amore a durare? Qual’é la formula magica che permette ad alcune coppie di vivere insieme tutta la vita? Fortuna? Il caso? No. Lo sforzo. Gia,perché anche se l’amore arriva così all’improvviso, non é così che va avanti. Ci si conosce l’un l altro, con pregi e difetti. Si arriva a dei compromessi, a mettersi in discussione, a fare dei passi ognuno verso l’altro. Questo non é semplice, non é scontato, ma é così che funziona. Cosi come quando compriamo una piantina: é bella, ha dei fiori stupendi, è segno di vita e di bellezza. Ma se noi la lasciamo li, senza darle l’acqua, la giusta esposizione di luce, le cure di cui ha bisogno per restare in vita, lei lentamente muore. Non all’improvviso, per un colpo di vento o un insetto nascosto, ma per incuria. E lo stesso succede nei rapporti, nell’amore: abbiamo il compito di coltivare il rapporto. Come? Con il dialogo, l’ascolto (inteso non come “sento cosa dice l’altro pronto a replicare ad ogni passaggio”, ma come volontà di ascoltare ciò che l’altro ha da dire, ciò che pensa, ciò che é), la condivisione. Coltivo il rapporto, me ne prendo cura, proprio come si fa con una piantina. Vi propongo un piccolo esercizio,da fare con il vostro partner. Si chiama “il dovere di sedersi”: prendetevi un momento per voi in cui siete tranquilli e sapete che non verrete disturbati. A turno, uno dei due inizia a raccontare all’altro come sta, come si sente, come va il rapporto. L’altro ascolta, senza replicare. Poi si cambia il turno. Scoprirete come sia difficile ascoltare senza replicare, ma anche come ciò che viene detto non é ciò che noi pensavamo, interpretavamo, credevamo. Se diamo all’altro la possibilità di esprimersi apriamo un varco per un dialogo autentico, sincero. La base di un rapporto sano e genuino.
Dott.ssa Valentina Melilli
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