Come gestire i capricci dei bambini

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Mi capita spesso, nella pratica lavorativa, di confrontarmi con genitori in difficoltà rispetto al come gestire i capricci dei bambini. “Dottoressa cosa posso fare? Come posso gestire questi capricci?”. Una domanda apparentemente semplice, ma che in realtà richiede una risposta complessa.

Partiamo dal principio: cosa sono i capricci? Il capriccio è, innanzitutto, una modalità comunicativa che il bambino utilizza. E’ quindi importante chiedersi: che cosa il bambino ci sta comunicando? E come mai utilizza proprio questa modalità per farlo? Le risposte potrebbero essere tante, e partiamo proprio da qui. Il capriccio potrebbe essere dovuto ad una tappa evolutiva che il bambino sta attraversando, un periodo in cui cerca di affermare la propria identità, il proprio Se, e lo fa mettendo in dubbio il genitore stesso, cercando di contrastarlo per far valere il proprio punto di vista, portandolo al “limite” per vedere come il genitore reagisce, per valutare quanto la sua “base sicura” è stabile e presente nonostante il capriccio stesso. Può, quindi, essere un modo per tastare il terreno e capire fin dove è possibile spingersi. Questo è un processo che fa parte della crescita del bambino, una tappa evolutiva importante. Al tempo stesso, è importante per il genitore sapere che non è lui a scatenare il capriccio, o non c’è qualcosa che non va nel bambino, ma è semplicemente un passaggio in cui egli stesso cerca di affermare la propria identità. Il capriccio potrebbe anche rappresentare una modalità comunicativa che il bambino mette in atto in alcuni momenti di stress, come ad esempio la nascita di un fratellino, l’inizio della scuola, la separazione dei genitori, o comunque in quei periodi della vita in cui egli si trova ad affrontare un cambiamento. Un cambiamento che spesso non dipende da lui e rispetto al quale egli stesso non ha voce in capitolo. Ecco allora che il capriccio diventa il modo che il bambino ha per “farsi vedere”, per imporre la propria presenza, per non sentirsi fuori da questi cambiamenti.

Come gestire i capricci? Per rispondere a questa domanda è importante capire che cosa il bambino ci sta comunicando attraverso il capriccio. Nel primo caso citato è importante che il genitore rimanga saldo nel suo ruolo di riferimento: egli, infatti, ha il compito di dare stabilità al bambino, indirizzando le sue richieste, ma al tempo stesso restando fermo sul proprio punto di vista educativo, rispetto a ciò che è meglio per il bene del bambino stesso. Non iniziate delle lotte estenuanti con il bambino, in cui rischiereste di uscirne a pezzi (almeno moralmente parlando). Date voce ai capricci del bambino, lasciatelo sfogare, per poi prendere e mantenere la vostra posizione.

Nel secondo caso il capriccio del bambino è un modo per farsi vedere. E’ utile, quindi, capire come dare le attenzioni richieste al di fuori del momento del capriccio. Reagite al capriccio come indicato sopra, rimanendo saldi nelle vostre posizioni rispetto a ciò che è meglio per il bambino, ma al tempo stesso “compensate” in altri momenti rispondendo alle richieste di attenzione. Lo si può fare attraverso le coccole, il parlare, il condividere o semplicemente ricavando del tempo da dedicarsi a vicenda. Questo farà sentire il bambino più sicuro, ma al tempo stesso farà aumentare il lui la consapevolezza che il genitore c’è.

I capricci spaventano il genitore, che non sa come reagire e come intervenire. Provate a vivere la vostra reazione come espressione del fatto che ci siete, siete li presenti, nonostante il capriccio. Esprimete apertamente al bambino il fatto che non vi piace il suo atteggiamento in quel momento: l’atteggiamento, non il bambino. E’ importante questa distinzione, affinchè il bambino stesso possa distinguere ciò che è da ciò che fa. Imparerà che alcuni suoi comportamenti vengono accettati e condivisi, mentre altri no, e questo lo aiuterà a “scegliere” e selezionare alcune reazioni rispetto ad altre, ma questo non pregiudica ciò che il genitore pensa del bambino, o ciò che il bambino è.

Dott.ssa Valentina Melilli

Psicoterapeuta ad approccio strategico integrato

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L’importanza di non fare paragoni

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Alzi la mano chi non ha,almeno una volta,fatto un paragone. Difficile. Spesso é un gesto che viene automatico…mettere a confronto,come se tra due persone una debba uscirne vincitrice. Questo é un sottile gioco,pericoloso… si perché il paragonare toglie l’unicità… se io confronto,ho già in mente un’idea di ciò che é giusto e ciò che é sbagliato, di ciò che va bene e di ciò che non va bene… ma quando si parla di persone, tutto questo non esiste. Non c”é una persona giusta e una sbagliata:ci sono semplicemente due persone, diverse ma al tempo stesso uniche nella diversità. Paragonare é una trappola in cui uno dei due esce “vincitore” e l’altro “perdente”… Ma nella vita non c’è chi vince e chi perde, ci siamo noi…con le nostre personalità,caratteristiche,pregi e difetti. E paragonare annulla tutto ciò. Mettiamoci nella condizione di osservare, più che di paragonare. Osservo chi mi circonda,nell’ottica di prendere ispirazione da ciò che mi piace e che magari vorrei far mio:un gesto,un modo di fare,una caratteristica… non metto a paragone ciò che sono io con ciò che ê l’altro,ma osservo l’altro in un ottica di integrazione e di arricchimento… E allora,buona osservazione  😉

Dott.ssa Valentina Melilli

Psicoterapeuta ad approccio strategico integrato

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Se non puoi farci nulla,allora lascia andare…

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Ci troviamo spesso a vivere situazioni e relazioni che non ci soddisfano,che non ci appartengono… Ognuno é protagonista attivo della propria vita:ciò significa che abbiamo il potere di cambiare le situazioni che non ci vanno bene, che possiamo dare una direzione alla nostra vita,che punti vero gli obiettivi che vogliamo raggiungere. A volte,però, questo non é possibile…ci sono scelte che spetta a noi fare, e ci sono cose che non possiamo modificare…le reazioni e gli atteggiamenti delle altre persone ad esempio . E’importante avere chiaro in mente qual’é il limite tra noi e l’altro,cosa spetta a noi fare e dove dobbiamo fermarci,perché più in là non possiamo andare… E’ importante riuscire ad accettare questo limite,e lasciare andare quelle situazioni che ci rendono prigionieri…